Differenze e analogie tra le tre opere: un romanzo del 1890 (“Il ritratto di Dorian Gray”) – un romanzo del 1999 (“La ragazza con l’orecchino di perla”) – una commedia teatrale del 1994 (“Arte”)

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di Roberta Balbi

Oscar Wilde è nato nel 1854 a Dublino, è stato uno scrittore noto per aver utilizzato uno stile particolare nelle sue opere, riuscendo ad attirare l’attenzione dei lettori e a spronarli a riflettere sulla futilità della vita, attraverso aforismi e paradossi.

“Il ritratto di Dorian Gray” è un romanzo del 1890, che venne utilizzato come arma processuale contro Wilde, per il suo contenuto omosessuale. Il romanzo è ambientato nella Londra vittoriana del XIX secolo ed ha come protagonista un giovane affascinante di nome Dorian Gray. La sua bellezza evidente attira in particolar modo un pittore chiamato Basil Hallward, che decide di fargli un ritratto; il più bel ritratto mai realizzato, un capolavoro. Talmente soddisfatto della sua opera, Basil decide di mostrarla a Lord Henry Wotton, un uomo nobile e narcisista, per il quale Dorian proverà sempre una certa attrazione, soprattutto nei confronti dei suoi discorsi filosofici. Dopo una conversazione con Lord Henry, Dorian comincia a temere l’idea che un giorno egli possa invecchiare e capisce che il suo ritratto resterà fedele alla sua bellezza attuale per sempre. Da questo momento comincia a sentirsi impotente, impaurito e senza forze, sarebbe disposto a donare l’anima per far sì che la sua bellezza e giovinezza restino in eterno. Grazie a queste parole pronunciate, il dipinto comincerà ad invecchiare e a mostrare giorno dopo giorno gli errori e gli orrori della vita, mentre Dorian rimarrà bellissimo. Nel frattempo, il ragazzo si avvicina al mondo del piacere, così come gli aveva suggerito Lord Henry, arrivando a causare il suicidio della sua fidanzata Sybil Vane (una giovane attrice che verrà rifiutata ed umiliata da Dorian) e dell’amico Alan Campbell, che lo aiuterà a far sparire il corpo morto di Basil, ucciso dallo stesso Dorian poiché stava diventando un pericolo per il suo segreto (nel momento in cui scopre il quadro e gli chiede di pentirsi di tutto il male causato). Qualsiasi cosa egli tocchi, comincia a marcire; si abbandona sempre di più al mondo della corruzione e del fascino proibito. Nel momento in cui realizza e si accorge che sta marcendo dentro, il senso di sconfitta lo pervade e decide di pugnalare il ritratto, che era esso stesso collegato all’esistenza di Dorian; quindi, il giovane vedrà la sua vita finire, mentre il quadro tornerà a riacquistare quella purezza e bellezza iniziale.

Questo romanzo è sempre stato uno dei miei preferiti; per stile “particolare” si intende un linguaggio persuasivo ed attrattivo, ricco di novità, semplice ma efficace, che riesce ad incuriosire il lettore senza annoiarlo mai. Si tratta di un linguaggio soggettivo, il tempo coincide con quello della storia e segue passo dopo passo la vita del protagonista. Dorian Gray rappresenta il modello perfetto dell’eroe greco eternamente giovane ed incarna la bellezza, tematica molto importante per Wilde che fece della sua vita un’opera d’arte, basandosi sull’estetica in tutto e per tutto. Oscar Wilde vuole lanciare un messaggio, l’impossibilità di sfuggire a se stessi, l’impossibilità di convivere con il male, sottolineando il fatto che l’esistenza è effimera. Dato che la vita è solo il prodotto e risultato dell’arte (nella prefazione si ha un’esaltazione dell’arte stessa e la frase “art for art’s sake”, indica la concezione di un’arte fine a sé). L’autore ci dà dei suggerimenti: bisogna adottare una maschera nella vita per guardarsi in terza persona, per attuare un distacco che ci porta a non soffrire, dato che l’atteggiamento conta molto di più della natura dell’essere umano.

Recensione del libro “La ragazza con l’orecchino di perla” – Tracy Chevalier 

Tracy Chevalier è una scrittrice statunitense nata a Washington nel 1962, la sua opera più famosa è “La ragazza con l’orecchino di perla”, un libro che parla della creazione del quadro “Ragazza col turbante” di Jan Vermeer, con cui nel 2001 ha vinto il Premio Alex.

Il racconto viene narrato in prima persona dalla protagonista sedicenne Griet, ambientato a Delft, nell’Olanda del XVII secolo, che dimostra di avere delle vocazioni artistiche nel momento in cui, per aiutare economicamente la sua famiglia, deve lavorare a servizio dei Vermeer. Riceverà dal famoso artista Jan Vermeer l’incarico di pulire il suo atelier, questo fatto renderà gelosi la sua sposa Catharina e gli altri familiari e porterà i due ad avere un rapporto sempre più intimo e di complicità. La ragazza, Griet, verrà attentamente osservata da un altro artista ricco e famoso, Van Ruijven, che la vorrebbe come protagonista di un ritratto. Il pittore Vermeer comincerà la realizzazione dell’opera, ma nel momento in cui si renderà conto che manca qualcosa, deciderà di far indossare alla ragazza degli orecchini di perla che appartengono a sua moglie, così il quadro sembrerà perfetto. Catharina accuserà la ragazza di furto e vedrà il quadro, cercando di distruggerlo. A quel punto Griet fuggirà per non tornare mai più. Dopo dieci anni, verrà informata della morte dell’artista e convocata da Catharina che inaspettatamente le consegnerà i famosi orecchini di perla dato che il pittore nel testamento aveva deciso di lasciare a lei… rivelando di non averla mai dimenticata.

Il romanzo del 1999 ci racconta una storia in cui le opere d’arte diventano le vere protagoniste. Nel momento in cui Griet entra a casa Vermeer, si vede circondata di immagini, figure, colori… la casa stessa è un’opera d’arte. Instaurerà un rapporto con il pittore proprio perché egli pensa che lei sia l’unica in grado di capire cosa si vuole trasmettere tramite un quadro; la ragazza capisce che i colori non sono tutti uguali: che delle semplici nuvole non sono solamente bianche ma al loro interno hanno un po’ di grigio, un po’ di azzurro e così via… Essa stessa è una metafora della vita, la superficialità non appartiene all’esistenza di un pittore. Nulla deve essere giudicato o vissuto in modo superfluo, tutto deve essere sentito, ascoltato, percepito tramite tutti i sensi dei quali noi uomini disponiamo. Questo romanzo, scritto all’incirca cento anni dopo “Il ritratto di Dorian Gray” è una finestra sul mondo dell’arte che ci dimostra come nulla cambia con il tempo, e mentre noi invecchiamo, andiamo avanti con le nostre vite, ciò che rimane stabile e duraturo è l’opera d’arte stessa (ciò che voleva farci capire il famoso Oscar Wilde).

Recensione della commedia “Art” (Arte) di Yasmina Reza

Yasmina Reza è una scrittrice francese nata a Parigi, figlia di un ingegnere iraniano e di una violinista ungherese.

La sua opera più famosa “Art” del 1994 viene tradotta e rappresentata in oltre trenta lingue. È una commedia teatrale ambientata nella Parigi degli anni Ottanta, che rappresenta la vita quotidiana di tre amici, riuniti in una conversazione riguardante un quadro. Il quadro e le opinioni su di esso sembrano essere l’unica cosa che unisce questi tre personaggi, i quali, trovandosi in disaccordo sul giudizio, pensano di non aver avuto nulla in comune in tutti questi anni e quindi la loro amicizia è basata su cosa? Questa è la domanda che li affligge.
Serge, appassionato di arte contemporanea, decide di comprare uno strano dipinto del maestro Antrios per 200 mila euro: una grandissima tela di circa 1.60 m, bianca con alcune filettature dello stesso colore. Quando la mostra all’amico, Marc, scoppia in una grande risata poiché non riesce a capire cosa ci vede di strabiliante in quel quadro, dato che a lui non piace. I due si stimavano, ma a causa di questo disguido cominciano a non sopportarsi. Viene chiamato il terzo amico a commentare l’opera, Yvan che dice di non notarvi niente di particolare, ma al tempo stesso «non è orrido», sostiene che «forse qualcosa c’è». Serge si ostina a dire che nel quadro non c’è solo il bianco ma «un fondo bianco, con una gradazione di grigi… e perfino del rosso». La conversazione sul significato dell’arte metterà in discussione l’amicizia fra i tre, che addirittura scarabocchieranno la tela e cominceranno a massacrarsi, ma alla fine la esporranno in casa di Serge e tutto tornerà come prima.

In apparenza le cose torneranno al proprio posto, ma rimarrà il fatto che Serge si troverà a pensare di aver avuto a che fare per tutto questo tempo con delle persone che vedono «un quadro a righe bianche, e davanti a quello non riescono più a vedere…”. Hanno dei limiti. L’opera è importante per farci capire i limiti stessi degli esseri umani, il fatto che non tutti possano pensarla uguale e che un’opera d’arte può essere giudicata superficialmente o può essere apprezzata proprio per la sua semplicità. Laddove gli altri non ci vedono nulla, noi ci vediamo tutto e la storia si ripete, anche in una commedia teatrale, l’opera d’arte diventa la protagonista, il filo conduttore di un’intera amicizia.

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