Artificial Hell: Virgilio fidato

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di Gabriele Zaza

Vorrei concentrarmi su una delle immagini presenti all’interno del catalogo della mostra Artificial Hell, l’immagine numero due: Virgilio fidato (canto I), che recita il seguente verso:

“Or s’è tu quel Virgilio e quella fonte Che spandi di parlar sì largo fiume?” rispuos’io lui con vergognosa fronte. Allora si mosse, ed io gli tenni retro[1].

Il primo elemento che salta subito all’occhio osservando Virgilio fidato, come molte altre immagini del catalogo, è l’ambientazione che sembra richiamarci alla memoria il romanticismo tedesco, per l’ambientazione quasi eterea, sospesa. Nello specifico ci ricorda l’opera intitolata Tramonto di Friedrich. Nonostante la verosimiglianza tra le due opere, il quadro di Friedrich è più suggestivo, riesce a restituire più emozioni rispetto al trattamento vivido, alla perfezione di taluni particolari presenti nell’immagine di Boccuzzi, come nell’acqua o nelle pieghe dei mantelli. Un altro elemento che riduce il potere espressivo dell’immagine prodotta dall’I.A. è la sua fredda, piatta matericità (nonostante la forte vivacità del colore) che contrasta con l’intensa espressività del tratto pittorico del Tramonto. Possiamo quindi dire che si percepisce in maniera ancora molto netta l’artificiosità dell’immagine prodotta digitalmente, benché questa sembri imitare certi effetti pittorici. D’altronde, l’ambientazione di Virgilio fidato, come quella delle altre immagini presenti nel catalogo, fa pensare a quella di un videogioco come Assassin’s creed (vedi la figura qui sotto), in particolare nel quadro ambientato nella Firenze di epoca rinascimentale.

Parlando di immagini prodotte dall’Intelligenza Artificiale, invece, mi vorrei soffermare sulla questione dell’ideazione e della realizzazione, secondo percorsi molto diversi da quelli tradizionali. Nelle antiche botteghe il maestro realizzava i disegni; le sue idee venivano poi messe in opera dagli allievi. Oggi invece abbiamo uno “script” che viene stimolato da una persona, perché un computer o generatore metta in atto le indicazioni ricevute. Il fatto è che chi detta le istruzioni alla I.A. non può essere paragonato al maestro che forniva disegni e le idee alla propria bottega. 

È inevitabile evidenziare il forte limite creativo dell’I.A., rispetto all’immensa creatività di un essere umano. L’I.A. si muoverà sempre all’interno di traiettorie preimpostate, indicate da quanto già è stato prodotto in passato. Difatti, a mio parere, una delle perplessità più forti che suscitano le immagini riprodotte nel catalogo Artificial Hell è la loro ripetitività.


[1] Catalogo della mostra (Roma, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo (marzo-aprile 2024), a cura di Carmelo Occhipinti, Roma, UniversItalia, 2024, p. 62

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